Cosenza - Svincolo Altilia - Grimaldi (A3: km. 35) (ore 1:00) oppure:Cosenza - Svincolo Rogliano - Grimaldi (A3 + S. S. 108: km. 27) (min. 30)*Grimaldi - Aiello (S. S. 108: Km. 18) (ore 1:30)Aiello - Amantea (S. Com. + S. S. 18: Km. 17) (ore 1:30)Amantea - Paola (S. S. 18: Km. 25) (ore 2:30)Paola - Cosenza (S. S. 107: Km. 32) (ore 1:30) Questo itinerario consente, tra l'altro, di ripercorrere, seppure in piccola parte, quelle che erano le antiche vie di comunicazione che, sin dall'età romana, portavano al Tirreno, e cioè quella per la valle del Savuto e quella mediana per l'importante nodo strategico di Aiello. Se necessario, però, la prima direttrice citata può essere eliminata, risparmiando otto chilometri ed un certo tempo, necessario per il percorso verso il Savuto. Ed infatti, partendo da Cosenza, in direzione sud sull'A3, l'uscita al secondo svincolo (Altilia-Grimaldi), quando già si è in vista della visita della valle del fiume Savuto, suggerisce "doverosamente" una escursione per la strada provinciale verso Scigliano, dove, in località S. Angelo, a breve distanza dall'autostrada ma a fondo valle che richiede un quarto d'ora per essere raggiunto esiste ancora un ponte di epoca romana, che faceva parte del percorso stradale che vide tanti fatti d'arme e storici, dalla campagna di Annibale (che, secondo alcuni, avrebbe fatto costruire l'agile arcata) del 212 a.C. all'immatura scomparsa della Regina Isabella d'Aragona (1271). Risalendo, poi, per Maione, si arriva a Grimaldi, che, come dicevamo, può essere raggiunta col più breve e veloce percorso alternativo dallo svincolo di Rogliano. Da Grimaldi si prosegue sulla S. S. 108, superando il Monte Faeto (m. 1103) e giungendo così in vista di Ajello (m. 560, ab. 3.114), dominato, dall'alto di una pittoresca roccia, dai ruderi del possente castello (uno dei più grandi della Calabria) di origine normanna e centro militare nei secoli successivi. L'abitato era racchiuso da un'imponente cinta fortificata, con torri, di cui restano tracce. Chiesa di S. Giuliano (sec. XV), con paliotto ligneo del XVIIsecolo ed altra suppellettile di artigiani locali. Chiesa di S. Maria delle Grazie, già degli Osservanti, con affreschi e frammenti di sculture di bottega napoletana del sec. XV. Bei palazzi feudali, in particolare quelli dei Principi Cybo-Malaspina (feudatari nei sec. XVI-XVIII) e della famiglia Viola. Il 1° febbraio vi si svolge la Festa di S. Giuliano, patrono, mentre l'altro protettore, S. Geniale, ha la sua celebrazione, anch'essa con festeggiamenti religiosi, gare, gastronomia, il 5 maggio, ed ancora in luglio v'è la processione notturna della Madonna delle Grazie, con grande fiera e giochi popolari, mentre l'11 novembre vi è una sagra gastronomica: la zona è infatti rinomata per la produzione di salumi, fichi secchi, vini, olio così come la vicina Cleto, ove sono i ruderi di un altro castello. Una nuova strada scende velocemente per la vallata del torrente Oliva, e porta in pochi minuti sul mare, nei pressi di Campora S. Giovanni (qui, altra torre costiera, purtroppo "fagocitata" dalle costruzioni addossatevi). Pochi chilometri a nord, sulla S. S. 18, si trova Amantea (m. 54, ab. 11.198). Oggi accorsato centro turistico, la cittadina, sorta forse sul sito dell'antica Clampetia, ebbe sempre un ruolo predominante per la sua importante posizione strategica sulla costa calabrese; fu così testa di ponte dei bizantini, sede di un Emirato Arabo (sec. VIII-IX), protagonista di varie gesta guerresche.
In queste ebbe parte preminente il grande castello (ripristinato nel sec. XIV ma preesistente), le cui vestigia sovrastano la parte antica dell'abitato: si ricorda, in particolare, l'eroica difesa degli insorti contro la dominazione francese. Vicino al forte, i ruderi della Chiesa di S. Francesco d'Assisi (sec. XIV). Di particolare interesse è la Chiesa di S. Bernardino degli Osservanti, costruzione monastica di artigiani locali (1436); la facciata è ornata da nove piatti di ceramica colorata di schema siculo-iberico, attualmente in restauro nel Museo di Reggio Calabria, e arricchita da un bel portico; all'interno, nel Museo di Reggio Calabria, e arricchita da un bel portico; all'interno, ripristinato in tempi recenti ed adibito anche a sala concerti, statua marmorea della Madonna con Bambino del Gagini (1505), il gruppo della "Annunciazione" attribuibile a Francesco da Milano ed altre opere d'arte (statue, tele, per la gran parte oggi bisognose di restauro). Amantea, che ha dato i natali tra altri al musicista Alessandro Longo (1864-1945), universalmente noto per la sua "Tecnica pianistica" e le "Revisioni" dei clavicembalisti italiani, è anche sede di un importante archivio storico, privato, del marchese Cavallo-Marincola, ed ospita nel corso dell'anno varie manifestazioni, tra cui un premio letterario, una nutrita serie di concerti, la solenne processione di S. Antonio (maggio), gare di pesca, un torneo internazionale di scacchi ed altri sportivi, nell'estate, e la fiera-mercato dell'artigianato (ottobre). Proseguendo a nord, altre località offrono spunti per una visita: Belmonte (m. 262, ab. 3.123),patria del poeta-tiranno Galeazzo di Tarsia (sec. XVI) e di Michele Bianchi (1883-1930), ed il cui suggestivo mausoleo funebre (una colonna su base con bassorilievi, opera del Piacentini) è ormai l'unico monumento degno di nota, visto che i ruderi del castello e della cinta fortificata (sec. XIV), nonché un piccolo centro storico, sono orrendamente contornati ed oppressi da costruzioni selvagge o, peggio, da accostamenti di gusto orrido dei novelli Wright, mentre i bei palazzi ottocenteschi della famiglia Del Giudice ed il più antico casino Giuliani alla marina, sono destinati alla rovina irreversibile. Offrono comunque discreti motivi d'interesse la Chiesa dei Cappuccini (sec. XVII), la centrale Chiesa del Carmine (sec. XVI) e la Matrice (sec. XVI-XVII). Il paese ha anche una tipica produzione agricolo-alimentare (pomodori giganti, fichi variamente lavorati, formaggi, etc.). Longobardi (m. 300, ab. 2.269), con la torre "di Santi Quaranta" e la Chiesa della Madonna (sec. XIII) con dipinto "Madonna con San Leonardo" del fiammingo Teodoro d'Errico (fine 1500). Fiumefreddo Bruzio (m. 220, ab. 4.072), patria dell'artista Giuseppe Pascaletti (1699-1757), ed importante centro storico-culturale, dotato di un abitato cinquecentesco di estensione notevole e di discreta conservazione, e ricordato anche per la vicina Abbazia di S. Maria di Fontelaurato, la più famosa dell'ordine florense, dopo quella di S. Giovanni in Fiore (inizi sec. XIII: di proprietà privata famiglia Mazzarone).
Degni di nota, inoltre, il castello (sec. XVII, già dei Mendoza e su costruzione più remota), come al solito in via di progressivo disfacimento (anche per vandalismo, privato e pubblico), la Chiesa di S. Chiara (sec. XVI; purtroppo quasi sempre chiusa) con tele ed opere d'arte in legno dovute a settecenteschi come Solimena, Simonelli, Castellano, la Chiesa Madre (vicina ad un'antica porta), con portali del sec. XVII, tele di Nicola Menzele e la tavola "Madonna" del Negroni, la Chiesa di S. Francesco di Paola (sec. XVII) con lapide sepolcrale degli Alarçon y Mendoza, i resti della cinta muraria, palazzi feudali del XVI-XVII sec. (Pignatelli, Zupi, Mazzarone, Lancilotta, etc.), e bellissimi panorami; immediatamente a monte dell'abitato, verso la stradina che conduce all'Abbazia, che dista circa 4 Km., la Chiesa del Carmine (sec. XIV). S. Lucido (m. 60, ab. 5931), altra località turistica molto frequentata, anche per le varie possibilità di svago dell'estate, vanta un remoto passato, come comprovano i resti di una necropoli e di costruzioni romane venuti alla luce in località Pietralonga (o Palazzi) 2 Km. a sud del paese, e "San Cono", e l'utilizzazione, nei secoli passati, quale importante porto. Nell'abitato, il piccolo centro storico è dominato dai ruderi del vetusto castello (in cui nacque il celebre cardinale Fabrizio Ruffo, 1744-1827), con torre e ponte d'ingresso (sec. XIV). A fianco, la Chiesa di S. Giovanni Battista (sec. XVII), con sarcofago marmoreo dell'800, recentemente restaurata, così come la Chiesa dell'Annunziata (sec. XIV-XV), situata all'entrata nord dell'abitato: essa fu pure Convento dei Minori Osservanti, e la sua abside serba strutture originarie, visibili anche in altri punti dell'edificio, come nell'ingresso a sinistra del portale principale (aragonese); interessanti, alcune sculture di scuola siciliana (sec. XV-XVI). Nei pressi della stazione, una poco nota fortificazione sette-ottocentesca; ancora nel territorio, la torre cinquecentesca, dotata di loggette e merlature a gigli, detta Casino dei Rossi. Si è quindi a Paola (m. 94, ab. 16.651), terra natale del Santo Francesco (1416-1507) e dei musicisti settecenteschi Giuseppe e Francesco Avossa, paese di antica origine, e nell'età moderna importante nodo di comunicazioni con Cosenza (oggi facilmente raggiungibile, col treno o con l'auto, in una ventina di minuti) e frequentato centro turistico, ove, specialmente d'estate, si svolgono numerose manifestazioni culturali. Non si può prescindere da una visita al grande Santuario-Basilica di S. Francesco : esso presenta una facciata barocca del sec. XVII, sulla preesistente costruzione di tradizione gotica (sec. XV), la cappella Spinelli (o "S. Francesco") del 1595, con pala d'altare attribuita in parte al fiammingo d'Errico, il chiostro interamente affrescato (sec. XV), la ricca biblioteca monastica (1778), e numerose opere d'arte, come la "Madonna degli Angeli" di Jacobello d'Antonio (sec. XV), la croce processionale d'argento (fine sec. XV), la serie di lastre d'ardesia con i "Miracoli", di Andrea Lilio (sec. XVI), il "San Michele Arcangelo" del Pascaletti (1750), statue del '700 in marmo, coro ligneo del '600 di artigiani locali, il busto del Santo, opera di argentieri meridionali del sec. XVI, oggetto in tempi recenti di furto sacrilego, e sostituito con copia: esso viene portato nella grande "processione a mare" del 2 aprile. Altri monumenti meritano comunque una visita: la Chiesa della Annunziata (sec. XV su preesistenze), con tavola (1580) del pittore fiammingo Hendriskz e altre opere d'arte; la Chiesa di S. Caterina con portale florense del 1493;nella centrale Piazza del Popolo, con la bella fontana e la torre dell'orologio con portico, seicentesche, la porta di S. Francesco (sec. XVIII), la Chiesa della Madonna di Montevergine (sec. XVIII) con lo scenografo prospetto barocco di scalpellini locali su disegni di Niccolò Ricciulli (attribuzione: Mario Borretti);
Sul vicino corso Garibaldi, la barocca Chiesa del SS. Rosario (1615), con coevo altare marmoreo ed importante organo del 1888 di Pacifico Inzoli; la Chiesa di Sotterra ove si sono rinvenuti affreschi bizantineggianti (sec. XVII) e fonte battesimale ancora più antica; la Chiesa dei Cappuccini o Cimitero, con polittico del napoletano F. Santafede (sec. XVII) e sculture, i ruderi del castello aragonese (torre cilindrica) e della medievale torre quadrata costiera, presso la stazione ferroviaria. Per tornare a Cosenza si seguirà la S.S. 107, sul moderno tracciato che, pur veloce, offre belle prospettive panoramiche, dall'alto dei costoni della serra della Palombara (nelle giornate più limpide è possibile scorgere lo Stromboli). Gli amanti della quiete potranno seguire il più tortuoso tracciato della vecchia S. S. 107, che transita per il valico della Crocetta, immerso tra boschi di faggi e castagni. Le due vie ricongiungono, poco dopo S. Fili (m. 550, ab. 2.511), e poco più giù conviene imboccare, per un breve tratto, l'A3, allo svincolo Cosenza-Nord, a meno che si debbano raggiungere altre zone della città, servite da due superstrade, ormai urbane, e dalle numerose strade di Cosenza-Nord e Rende.
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