Visit Calabria

venerdì 29 gennaio 2010

Guardia Piemontese


Caratteristico borgo medioevale, Guardia Piemontese è conosciuta soprattutto come stazione termale. Le Terme Luigiane, ben organizzate e molto frequentate, sono classificate al massimo livello qualitativo ed offrono un trattamento completo e idoneo per una vasta gamma di indicazioni terapeutiche. Il centro storico ricorda con molti monumenti la strage dei valdesi avvenuta nel 1560, infatti a ricordo di ciò qui si incontra la "Porta del Sangue". Inoltre questo è un importante snodo stradale, perché dalla marina allacciata alla SS 18 , si stacca la superstrada delle Terme, così denominata perché si dirige verso le Terme di Spezzano Albanese e le Terme di Cassano, per giungere fino al mar Ionio.

giovedì 28 gennaio 2010

Paola

Città che ha dato i natali al Santo Patrono della Calabria "SAN FRANCESCO DI PAOLA", e insieme meta religiosa, culturale e turistica.Al santuario si possono ammirare i luoghi legati alla vita del Santo, molto ben conservati e oggetto di culto e di pellegrinaggio dei fedeli come la Cappella, il Chiostro e la biblioteca all'annesso Monastero. Paola è anche un importante snodo ferroviario, con tutti i treni a lunga percorrenza per tutte le direzioni. Grande importanza anche dal punto di vista viario, con la superstrada Silana-Crotonese, infatti è possibile giungere agevolmente alla città capoluogo Cosenza in trenta minuti e proseguire per l'altopiano della Sila in un'ora per arrivare fino a Crotone sul mar Ionio dopo poco meno di due ore in un alternarsi di scenari paesaggistici e naturalistici assolutamente unici. Da vedere:Il Santuario di S. Francesco è senza dubbio il monumento più significativo di Paola. Il Santuario risale al 1595 ed ospita le reliquie del Santo. Nel centro storico ci sono poi interessanti chiese: la chiesa della Madonna di Montevergine; la chiesa del Rosario; la chiesa Matrice; la chiesa di S. Franceschiello che ha un bel portale in arenaria; la chiesa di S. Caterina con un portale del 1493 e infine la casa natale del Santo, in piazza XXIV Maggio, ora trasformata in chiesa. Degni di nota i ruderi del castello aragonese con una torre cilindrica e una torre costiera del secolo XVI. Straordinariamente importante per la comprensione della pittura bizantina in Calabria, la chiesa di Sotterra in contrada Gaudimare ai confini con Fuscaldo. L'impianto, venuto alla luce nel 1876, è stato studiato con attenzione dall'archeologo paolo Orsi negli anni '20. All'interno dell'ipogeo tre cieli di pitture di cui alcune risalgono al X secolo.Si consiglia il "giro dei miracoli", itinerario che tocca i luoghi in cui compì eventi prodigiosi. Di estremo interesse tutto il centro storico di Paola. Vi si accede per la porta detta di S. Francesco. Attraversata la porta c'è la piazza del popolo con al centro la bella fontana in pietra arenaria che risale al 1600. Eventi:La festa patronale è, ovviamente, il 2 aprile e tra le manifestazioni più importante c'è la processione a mare. In agosto hanno luogo manifestazioni culturali e gare sportive.
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mercoledì 27 gennaio 2010


S. Maria del Cedro si trova fra Scalea e Cirella. Il centro storico è ubicato alla fine della vallata verde di cedriere ed uliveti, ad un'altura di appena 116 mt s.l.m. e a 2 Km dalla litoranea. Lungo la costa invece si sta sviluppando la zona marina.Il Paese è famoso, e lo si deduce anche dal nome, per le coltivazioni di cedro, che qui sono abbondanti e con frutti raffinati. Questa particolare caratteristica è favorita dal clima umido e mite della zona e dalla favorevole posizione geografica che consentono la maturazione del frutto, sono pochi infatti i posti al mondo dove si produce questo agrume. La non elevata altitudine sul livello del mare e il clima mite e salubre fanno di Santa Maria del Cedro uno dei centri più graditi dai turisti. Il paese è graziosamente inserito alla finedi una vallata verde di cedriere e uliveti, da cui si diffonde un profumo intenso e inimitabile.
Da vedere:Le sue origini risalgono alla metà del XVII secolo, grazie all’abbandono forzato del paese di Abatemarco in seguito alla distruzione dall’omonimo fiume. A Marcellina frazione di Santa Maria del Cedro, si possono ammirare i resti della vecchia subcolonia della magna grecia di nome Laos. La ricerca archeologica ha portato alla luce un impianto urbano di origine greca dai notevoli spazi. Altri edifici di interesse sono i ruderi del Castello dell'Abatemarco, in prossimità dell'omonimo fiume, sulla strada che conduce a Marcellina e a Verbicaro, il Carcere dell'Impresa, costruzione del '500, dove la vegetazione è rigogliosa e vivono ancora specie protette di fauna e flora ed in cui abitò tra gli altri agli inizi del sec. XIX il grande matematico Giovanni Langillotta e la torre di difesa bizantina (altre torri difensive della stessa epoca nell'agro comunale sono la torre Longa e quella di Nucito).
Eventi:Sagra del cedro: si svolge nel mese di agosto nel centro storico, con degustazione di prodotti a base di cedro realizzati dalle aziende artigiane locali.Festa “S. Michele” il Santo Patrono, si festeggia il 29 settembre.Festa del “perciavut” tradizionale festa del vino novello. In tutti i bar e locali della zona si trovano gelati e granite di cedro. Immancabili, in ogni casa, liquori e infusi di cedro.


venerdì 22 gennaio 2010

San Nicola Arcella


Arroccato su un promontorio inaccessibile dal mare, si estende su un superficie di 11 Kmq, abitata da 1375 persone. Prende il nome da San Nicola da Tolentino. Sorge in una pittoresca posizione sull'orlo di uno strapiombo sul mare, in basso, al mare, si apre nella roccia una stupenda spiaggia con un suggestivo porto naturale, lungo la bella e frastagliata costa c'è la grotta marina dell'Arco Magno alla quale si accede attraverso una fenditura della roccia che forma un grande arco. Sia il centro storico che la parte nuova si trovano lungo la costa.
Da vedere:La spiaggia si sviluppa lungo tutto l'arco del golfo, fiancheggiata da grotte. Alle pendici del Pizzo Canal Grande, su cui si erge il centro urbano, si apre la spiaggia riparata da alcune formazioni rocciose verso est, si snoda mo' di anfiteatro la spiaggia della "marinella" e l'insenatura del porticciolo naturale chiusa dal promontorio sul quale si erge una cinquecentesca Torre Saracena. Nella spiagetta ai piedi di questo promontorio si può ammirare una sorgente subacquea di acqua dolce detta "u vuddritu". L'immancabile escursione in barca porterà alla grotta dell'Arco Magno composta da un arco naturale sul mare aperto. Essa introduce verso Nord alla grotta di Enea dove passando il traforo nella roccia giungiamo alla Grotta del Prete. Dal punto di vista storico invece gli edifici di maggiore interesse sono la Chiesa di San Nicola da Tolentino, sorta come piccola cappella della Visitazione della Beata Vergine Maria, nel XVI sec., fu agli inizi del '900 dedicata al Santo Marchigiano, Palazzo del Principe XVIII sec. e le torri di avvistamento costiere.
Eventi:La festa di San Nicola da Tolentino, santo patrono, festeggiata il 9 settembre con annessa fiera.Manifestazioni musicali durante il periodo estivo.



Scalea



Scalea è uno dei paesi più antichi dell'alto Tirreno Cosentino situato a 109 Km del capoluogo Cosenza , a 25 m. sulla costa tirrenica, alla destra della foce del fiume Lao conta circa 10000 abitanti. E' il tipico borgo medioevale costiero predisposto per la difesa dalle incursioni. Cittadina moderna situata proprio sul Tirreno e attraversata dalla SS 18, Scalea è un centro turistico molto frequentato e sul suo territorio sono presenti molte strutture ricettive che soddisfano tutte le richieste dei turisti. Ottimo centro per la pesca subacquea e per la pratica di tutti gli sport marini e nautici.La parte vecchia si stende a gradinata sul promontorio, muovendosi in un intrigo di suggestive viuzze con scale e passaggi stretti si giunge alla sommità dell'abitato dove si trovano i ruderi del castello normanno.
Da vedere:Oltre l’innumerevole numero di grotte marine la cittadina è dotata di lunghe spiagge che costituiscono la grande attrattiva del turismo estivo.Tra le risorse storiche: Palazzo dei Principi dimora del principe di Scalea Francesco Spinelli, numerosi ruderi di ville romane di epoca imperiale, il Castello normanno, costruito sui resti di una rocca longobarda, fu ingrandito da Ruggiero d'Altavilla, la Torre di Giuda, la Torre Talao di cui le grotte furono abitate dagli uomini della preistoria 40.000 anni fa, Torre Cimalonga o torre di Guardia aragonese fu costruita nel XV sec, per migliorare il sistema difensivo del paese.
Eventi:Premio letterario europeo “Città di Scalea” , Motoraduno Internazionale “Città di Scalea, “Tornei internazionali di calcio Riviera dei Cedri”, Festa “U Pann i Santa Lucia”, Festa “Madonna del Carmine”, Festa “Madonna del Lauro”, Festival nazionale della fisarmonica, Mercatino delle pulci, settimana dell’artigianato artistico.



giovedì 21 gennaio 2010

Sangineto

Secondo la tradizione Sangineto deriva dall’antica Tigella o Tileto città fondata dai discendenti del mitico re dell’Arcadia, Licaone. Le notizie più antiche e storicamente accertate, parlano di un discendente di Giovanni di Moufort Ruggero di Sangineto che ottenne il feudo omonimo verso il 1270. Attualmente il paese conta una popolazione di 1.407 abitanti su un territorio di 27,50 kmq.
Da vedere:Il castello del Sangineto, poi Giunti, (sec. XIV.XVI) è dotato di torri angolari cilindriche e di un arioso loggiato cinquecentesco, la Chiesa parrocchiale trecentesca, conserva un portale gotico con arcata in pietra tufacea del XIV secolo. Interessanti le Grotte In una località chiamata appunto Grotte) dove si pensa si siano insediati i monaci basiliani scacciati dalla Sicilia nell’ottavo secolo. Il territorio appartiene al complesso montuoso dei monti di Orsomarso e Verbicaro a cui appartengono il monte Cannitello e La Castelluccia. Sempre all’interno del territorio è possibile ammirare il torrente Sangineto con le sorgenti Carriero e Petrosa e il lago La Penna.
Eventi:Il 24 e 25 gennaio fiera e festa della Madonna del Rosario con processione religiosa. Il 19 marzo festa di S. Giuseppe. Il 29 giugno festa dei SS. Pietro e Paolo. Il 16 luglio festa della Madonna del Carmine con processione religiosa. Il 5 agosto festa patronale della Madonna della Neve. La seconda domenica d'agosto festa di S. Francesco di Paola con processione religiosa, fiaccolata e fuochi pirotecnici. Il 29 settembre festa di S. Michele Arcangelo con processione, fiera e fuochi pirotecnici. Il 13 dicembre festa di S. Lucia con processione religiosa.
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Cetraro


Di origini antichissime, Cetraro probabilmente fu la prima città marittima bruzia. La storia di Cetraro è tipica delle antiche città di mare. Invasa, derubata, in parte distrutta e comunque strenuamente difesa. Oggetto del desiderio dei barbari invasori, Cetraro più volte combattè nel tempo per difendere i suoi beni, la sua gente, il suo orgoglio. Un tempo l'antica grandezza cetrarese era dovuta non solo ai fiorenti commerci, ma soprattutto alla esistenza di un comodo e sicuro porto naturale, posto alla foce del fiume Aron, che accarezza la fiancata del promontorio su cui è collocata la città. Cetraro, nel tempo appartenne al Normanno Roberto il Guiscardo, quindi all'Abbazia benedettina di Montecassino nel 1086, che l'amministrava attraverso l'opera di un Vicario che, aveva la propria sede nel palazzo,costruito nel 1091 e localizzato nel Centro Storico. All'inizio del XVI sec., Cetraro ha vissuto momenti floridi sia economici che politici ma soprattutto culturali.
Da vedere:Il centro storico è ricco di viuzze, archi e suggestivi scorci. L’accesso alla città avviene attraverso le tre porte: di Mare, di Basso e di Sopra, che testimoniano il tempo in cui Cetraro era una cittadina fortificata. I principali monumenti spesso si trovano in deliziose piazzette dai suggestivi nomi: "a giorgia", un tempo sede del mercato, "miezzu a curta" posta al centro del borgo vecchio. La chiesa del Ritiro offre cospicui elementi gotici (portale e resti dell'antico chiostro) e conserva una pala marmorea d'altare e due statue cinquecentesche. La chiesa arcipretale di S. Benedetto, ampiamente ripresa in epoca barocca, custodisce un coro ligneo settecentesco e interessanti affreschi sulla volta e sull'altare maggiore. La chiesa dei Cappuccini ospita cinque tele di Bernardo Azzolini, del 1600, e intagli di artisti locali. Assai caratteristica è la «marinarìa», un'intricata casbha di viuzze nel centro storico benedettino. Una suggestiva escursione si può fare recandosi al Santuario della Madonna della Serra.La strada che bisogna «prendere» è lungo il tratto che porta dalla marina al paese; non è sempre agevole; il Santuario è aperto solo nei mesi estivi ma dalla collina si gode un panorama incantevole. Meravigliosa la zona costiera con le grotte delle Colonne e dei Rizzi
Eventi:Moda Mare E' una manifestazione che si svolge tutti gli anni al Porto di Cetraro: è patrocinata dal Comune di Cetraro, dalla Provincia di Cosenza e dalla regione Calabria. E' un concorso al quale partecipano giovani stilisti che propongono le proprie creazioni: la sfilata è sottoposta al giudizio di una giuria per cui ad ogni manifestazione vi è un vincitore. Oltre alla sfilata di moda, vi è un vero e proprio show musicale con ospiti e ballerini. Nelle scorse edizioni hanno partecipato come ospiti Loredana Bertè, Anna Tatangelo, Miou Miou, Gigi D'Alessio e tanti altri. Inoltre la manifestazione è stata sempre presentata da grossi nomi della Tv quali Patrizia Rossetti, Vanessa Incontrada, Eleonoire Casalegno, Vittoria Belvedere, Elisabetta Gregoraci.Festa patronale San Benedetto Abate - 11 luglio. Per questa ricorrenza la proloco organizza il torneo dei rioni.Alla gara partecipano tutte le contrade del paese.Festival dei corti “Riviera dei Cedri” La manifestazione si svolge ogni anno in agosto nei gardini di Palazzo del Trono.

martedì 19 gennaio 2010

Carnevale a Diamante

Carnevale Nel mese di febbraio. Nel periodo di carnevale è organizzata una vera e propria sfilata, per le vie del paese, di carri allegorici accompagnati da sbandieratori e majorette.Vengono anche organizzate le sagre della salsiccia, dei broccoletti e delle patatine. L'ultimo giorno di Carnevale, infine, viene bruciato un pupazzo che simboleggia "Re Carnevale".

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Festa del Cedro




Nel mese di luglio. In occasione di questa festa, lungo le strade del centro storico, vengono allestititi stands di prodotti tipici a base di cedro.
Il momento della degustazione è allietato da concerti musicali e spettacoli di cabaret. Ogni anno l'Accademia Nazionale del Cedro organizza un convegno a tema

Enogastronomia in Calabria


La Gastronomia di questa splendida regione che vede uniti territori completamente differenti è ben bilanciata; nel suo ricettario si possono trovare nella giusta proporzione piatti a base di carne ovina e suina, di verdure (particolarmente usata la melanzana) e di pesce.Una caratteristica particolare di questa cucina è quello della lavorazione dei cibi finalizzata alla loro conservazione. Diffusissime dunque su tutto il territorio sono le conserve: dai prodotti sott'olio alla conservazione degli insaccati.Le lavorazioni per la conservazione dei prodotti della terra e del mare hanno sempre avuto un ruolo primario nella gastronomia calabrese. I metodi utilizzati sono diversi e favoriscono tutti un lungo mantenimento: le tecniche più tradizionali prevedono l'esclusivo utilizzo dell'olio extravergine d'oliva che, grazie alla sua azione isolante, permette di conservare molti alimenti proteggendoli dai batteri presenti nell'aria.

Un prodotto tipico è il Cedro.In Calabria l'unica zona italiana dove si coltiva il cedro è la fascia di litorale tirrenico che va da Tortora a Cetraro. Tutta la produzione viene assorbita per celebrare le ricorrenze religiose ebraiche. Alla fine dell'estate vi giungono i rabbini a raccogliere personalmente, da piante non innestate, i cedri che servono alla festa del Sukkoth (festa ebraica), che commemora l'attraversamento del deserto degli Ebrei per raggiungere l'attuale Israele. Le piante, allevate in forma bassa, si moltiplicano per talea; esse sono sensibili al gelo, soggette alla gommosità e al mal secco e durante l'inverno vengono protette da speciali coperture. Fioriscono durante tutto l'anno e la maturazione è scalare, mentre la raccolta si effettua dai primi di ottobre ai primi di dicembre. Nel cedro i frutti migliori derivano dalla fioritura di maggio e giugno.Vengono canditi e poi usati per la preparazione di dolci, ricoperti di cioccolato o consumati tal quali durante le feste natalizie. Ha una forma ovale; pezzatura circa 1 Kg; di colore verde chiaro; la scorza è spessa, dal sapore dolce e la polpa ridotta con poco sugo; ha un gusto dolce- acidulo e un'aroma intenso e gradevole.

Inmancabile è il peperoncino piccante usato come alimento fin dai tempi antichissimi. Dalla testimonianza di reperti archeologici sappiamo che era conosciuto in Messico 9.000 anni fa e già nel 5.500 a.C. era presente in quelle zone come pianta coltivata. Una precisa testimonianza la troviamo nella biografia di Montezuma, ultimo signore degli Aztechi, che mentre era prigioniero di Cortez, passava il tempo scherzando con le sue concubine mangiando pietanze con peperoncino rosso. Le varietà più conosciute di peperoncini di tutto il mondo, con i luoghi di coltivazione e il loro grado di piccantezza espresso in gradi Scoville.Ci sono peperoncini dolci, piccanti e piccantissimi.
Tutto dipende dalla capsaicina che dà il sapore di piccante.In genere i peperoncini più piccoli sono i più piccanti. Da questo si può dedurre che la capsaicina presente nelle bacche è indirettamente proporzionale alla grandezza dei frutti.Le piantine hanno altezza varia tra i 20 e gli 80 centimetri; foglie alterne, a forma di cuore o lanceolate; fiori bianchi da Maggio a Settembre; dentro ci sono l'androceo e il gineceo che maturano contemporaneamente con fecondazione autogena cioè senza l'aiuto degli insetti o del vento. Frutti e bacche di varia forma a seconda della varietà. Attecchisce con facilità negli orti ma anche nei vasi con i quali si possono adornare le case. Ha trovato nel sud, soprattutto in Calabria e Basilicata, l'habitat più adatto. Tanto che il peperoncino che si coltiva in queste due regioni, viene unanimemente riconosciuto il migliore.


Chiesa di S. Nicola Magno


I resti dell'edificio, che un tempo era la chiesa madre di Cirella, si trovano nella zona antica del paese.
A una sola navata, presenta quattro cappelle nella parete di destra e quattro altari su quella di sinistra. Nella prima cappella si nota un'iscrizione con la data 1552, anno della prima invasione saracena in terra adamantina. All'interno, inoltre, si intravedono i resti di alcuni dipinti.


Diamante


Posta al centro della Riviera dei Cedri, Diamante è soprannominata la Perla del Tirreno. La posizione geografica, i suoi circa otto chilometri di spiaggia dalle variegate combinazioni di sabbia e di colore, nonché il mare cristallino ed i fondali sempre diversi, ne fanno una delle mete turistiche più belle della Calabria.
E' un centro di origini recenti, fondato nel 1638 come pertinenza dello stato di Belvedere, appartenne ai Carafa fino al 1806, attualmente conta una popolazione di 5084 residenti su una superficie di 11,79 kmq. Il comune di Diamante comprende anche Cirella che è assai nota per i ruderi della città vecchia distrutta da Annibale.


venerdì 15 gennaio 2010

IL TEATRO CILEA DI REGGIO CALABRIA S' ISPIRA ALLA TRADIZIONE DELLA MAGNA GRECIA



Il più grande teatro della nostra regione, il Francesco Cilea di Reggio Calabria, ha una capacità di 1500 posti. Intitolato alla memoria del compositore originario di Palmi, le cui linee esterne sono ispirate all'architettura classica come voluto da un'idea del sindaco, Giuseppe Valentino, che ha voluto omaggiare la città reggina di un edificio che riprendesse l'architettura della Magna Grecia. La sala interna in stile ottocentesco segue un'andatura a ferro di cavallo, ripresa dalla tradizione classica italiana, sono presenti tre ordini di palchi e un loggione, divisi da un ampio palco reale al centro. Il Cilea si trova di fronte palazzo San Giorgio e occupa uno spazio compreso fra il corso Garibaldi, la via Cattolica dei Greci, via del Torrione e via Osanna, poi le stanze che si trovano al piano terra del Teatro sono state adibite per molti anni a uffici e ritrovi, mentre, i seminterrati utilizzati per l'esposizione di mostre e convegni. Qualche cenno storico.
Il teatro Cilea è stato costruito soprattutto con l'avallo dell'allora ministro Giuseppe De Nava, e del primo cittadino Giuseppe Valentino, meglio noto come sindaco della ricostruzione in seguito al terremoto del 1908. Il progetto è stato realizzato dagli ingegneri, Domenico De Simone e Laviny, poi, l'inaugurazione nel 1931. In seguito son stati realizzati lavori di ammodernamento, ampliata la sala, è stata data nuova forma alla linea dei palchi, il soffitto ha assunto un aspetto sontuoso e imponente, tanto da fare del Cilea una fra le strutture più belle e funzionali d'Italia. Così nel' 64 serata di Gala per la seconda inaugurazione del Teatro reggino, con l'Opera di Verdi, “Il Trovatore”, alla presenza del sindaco, Domenico Mannino. Da qui per oltre un ventennio, il teatro Cilea ha vissuto un periodo d'oro in cui ha visto diverse compagnie di prosa, varietà e teatrali nazionali e internazionali, calcare il suo palcoscenico. Negli anni Ottanta, però, la Commissione di vigilanza della prefettura ha dichiarato inagibile il teatro a causa di lavori di ristrutturazione e adeguamento in base alle nuove normative antincendio. Da qui sono dovuti passare altri diciotto anni circa, affinché, il Teatro Cilea fosse restituito alla città di Reggio, in tutto il suo rinnovato splendore. Così dagli anni' 60 ad oggi, il Cilea vive la sua tradizione culturale, accogliendo artisti più rappresentativi del panorama internazionale.
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IL TEATRO RENDANO DI COSENZA, OVVERO, LA TRADIZIONE DI FARE OPERA



Troneggia nel centro della storica piazza XV Marzo a Cosenza, di fronte la statua di Bernardino Telesio, il teatro di tradizione Alfonso Rendano. Si tratta di una struttura realizzata in stile neoclassico ottocentesco, con tre ordini di palchi, caratterizzato da decorazioni pittoriche in stucco, particolarmente evidenti sul soffitto, quest'ultimo realizzato dall'artista cosentino, Enrico Salfi. Il teatro di Cosenza, Rendano, è stato costruito dal Comune, su progetto dell'architetto Zumpano nel 1887, ma solo in seguito i lavori sono stati completati. Infatti, era il 20 novembre del 1909, quando la città dei Bruzi ha potuto vedere inaugurato il suo teatro che, per l'occasione, ha visto sul proprio palco la rappresentazione dell' Aida di Verdi. Poi, la storia riporta come nel corso dei bombardamenti il soffitto è stato distrutto da un ordigno che era invece destinato alla vicina fortezza del Castello Svevo. Nel 1953 sono stati avviati i lavori per la ricostruzione del teatro che nel'66 è stato nuovamente inaugurato con la rappresentazione dell'Aida di Verdi. Stessa Opera sulla quale si era aperto, per la prima volta, il sipario del Rendano. Solo in seguito, nel 1976, la splendida struttura neoclassica è stata riconosciuta quale “teatro di tradizione” grazie all'intensa attività culturale sostenuta dalla struttura. Una particolarità di questa opera architettonica, il sipario storico, dipinto dal napoletano Paolo Vetri agli inizi del'900, visibile ancora oggi, illustra l'arrivo nella città dei Bruzi, nel 1433, del duca di Calabria, Luigi III Angiò e di sua moglie Margherita di Savoia. Gli ultimi lavori di restauro sono fissati al 2003. In tutto il teatro può contenere 802 posti con sedie rivestite in velluto rosso. Il teatro di tradizione porta il nome di un celebre musicista cosentino, Alfonso Rendano. Nato a Carolei nel 1853, l'artista ha iniziato precocemente a suonare il pianoforte, superando l'esame di ammissione al Conservatorio di Napoli, e suscitando l'interesse di Thalberg e dello stesso Rossini che, entusiasta del talento del giovane Rendano, gli fece ottenere una borsa di studio. Il musicista Alfonso Rendano, morto a Roma nel 1931, si ricorda, in particolare, per l'opera Consuelo, rappresentata con successo sui palcoscenici di Torino e in Germania e l'invenzione del “pedale indipendente”, per potenziare l'interpretazione musicale al pianoforte. Il Rendano, in piazza XV Marzo a Cosenza, è raggiungibile facilmente dall'aeroporto di Lamezia con servizio bus, oppure in taxi o in treno (stazione Vaglio Lise) e da quello di Crotone, attraverso pullman diretto per Cosenza, poi il treno Sibari-Taranto, diretto nel capoluogo bruzio. In autostrada procedendo sulla A3, uscita Cosenza Nord oppure per Cosenza Sud, seguire le indicazioni per il centro città.
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IL TEATRO POLITEAMA SEGNA LA RINASCITA CULTURALE DI CATANZARO


Come dire una rinascita dopo la perdita di un patrimonio culturale. Così potrebbe essere riassunta la storia del teatro catanzarese. Il Politeama è il più giovane teatro italiano che rappresenta quel segno di continuità interrotto dalla demolizione del suo predecessore, il Real Francesco (detto Sancarlino, per la sua somiglianza con il teatro San Carlo di Napoli), abbattuto nel 1938, dopo oltre un secolo dalla sua costruzione. Il Politeama, è stato realizzato in base al progetto di uno degli architetti più apprezzati nel panorama italiano, Paolo Portoghesi, mentre gli impianti sono a firma dell'ingegnere Franco Portoghesi. La nuova struttura si rifà alla tradizione dei teatri italiani e ruota intorno a una sala a forma di ferro di cavallo, di 500 metri quadrati. Il progetto di Portoghesi affonda le sue radici nel mondo naturalistico, in particolare della botanica e della biologia, con richiami all'architettura classica senza tralasciare gli esperimenti di tecnica all'avanguardia. Lo stesso architetto ha sempre affermato di trarre spunto nelle sue opere dalla natura e dalle sue forme.
Il Politeama è anche considerata come la “casa del suono”, con l'utilizzo delle forme di strumenti quali la lira e il violino per le balconate, mentre, nei disegni delle stoffe, non manca il richiamo alla misteriosa commistione fra numeri e musica. Nella realizzazione della struttura, l'architetto, si è rifatto alla tradizione del teatro classico italiano. Infatti, il parterre del teatro conta 380 posti e segue un movimento ondulatorio su una superficie quasi concava, poi cinque ordini di palchi, decorati con stelle a sette punte e una capacità di posti fino a 550 spettatori. Il palcoscenico, poi, è attrezzato secondo le più innovative tecnologie per permettere la messa in scena di diversi spettacoli, lirica, sinfonica, danza, operetta, ma anche, prosa e musical. La città capoluogo di regione, con la realizzazione del Politeama - la cui inaugurazione è stata celebrata con l'aria del Nabucco di Verdi, “Va pensiero”, il 29 novembre 2002 - ha segnato una forte ripresa nella cultura cittadina ma anche regionale. Da sapere inoltre, che a ridosso del Politeama è possibile fruire del parcheggio multipiano, fra via Italia e la ex Statale 19 delle Calabrie. Il cartellone degli appuntamenti 2009-2010 del teatro catanzarese è variegato e ricco di nomi illustri della scena artistica internazionale. Il Politeama si prepara, infatti, ad ospitare sul palcoscenico artisti come Ennio Morricone (19 ottobre '09), Ryuchi Sakamoto (il 25), il 28 ottobre Nicola Piovani, per citarne alcuni, nell'ambito della rassegna culturale “Immagine e suono”.


I murales di Diamante il museo all'aperto del Tirreno cosentino


Da un'idea dell'artista Razzetti ad oggi si contano circa duecento dipinti
Passeggiando per i vicoli della cittadina di Diamante si ha la sensazione di visitare una galleria a cielo aperto.
Il piccolo borgo del Tirreno cosentino, che annovera 5mila anime di abitanti fino ad arrivare, nella stagione estiva, a 50mila presenze di turisti è considerato come “la città dei murales”. A impreziosire questa Perla del Tirreno come è stata definita dalla scrittrice Matilde Serao, infatti, ci sono i 150 dipinti realizzati lungo i muri di Diamante dal 1981, in seguito all'originale idea del pittore Nani Razzetti, per rivalutare il centro storico. Così, agli inizi degli anni Ottanta diversi scrittori, poeti, pittori provenienti da ogni parte del mondo, hanno portato la loro esperienza artistica nelle cittadina tirrenica dipingendo e lasciano versi sulle facciate delle case del centro storico.
Sono opere che parlano, comunque, di Diamante, delle sue peculiarità, del suo mare, del suo territorio che sorge su una scogliera di fronte cui si vede la suggestiva isola di Cirella (diventata Parco marino della Riviera dei cedri).
L'iniziativa artistica rappresenta il tratto distintivo di Diamante che porta ogni anno tanti curiosi e turisti a visitare la cittadina, la cui amministrazione, provvede costantemente far restaurare i dipinti mantenendoli inalterati nel tempo. Inoltre, nel corso del tempo, i muri di Diamante si arricchiscono di nuove opere realizzate da artisti.
Questa cittadina della Riviera dei cedri, conosciuta anche per il suo peperoncino cui nel mese di settembre è dedicato un Festival che porta Diamante al centro dell'attenzione nazionale, rappresenta dunque uno dei più prestigiosi musei all'aperto del nostro paese.
Come dire una perla per il turismo calabrese.
Angela Mendicino

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mercoledì 13 gennaio 2010

Santa Maria del Bosco


Il Santuario della Madonna di Monserrato, distante solo 30 km da Pizzo Calabro, ¨ uno dei luoghi sacri più¹ frequentati della Calabria. Il culto della Vergine di Monserrato ¨ di origine aragonese: deriva dal noto Santuario della Madonna di Monserrat fondato, nel 1030, vicino alla città spagnola di Barcellona. Esso si diffuse enormemente a Vallelonga in seguito al terribile terremoto del 1783: in quell’occasione, infatti, il paese fu risparmiato da danni ingenti e tale grazia fu attribuita alla Vergine, dispensatrice di miracoli. Il Santuario, ricostruito nell’ultimo dopoguerra, ha perso il suo stile: solo il portale e l’altare maggiore ci descrivono fedelmente le vestigia di un’epoca passata. Il portale, posto al centro di una splendida facciata tripartita, ¨ in pietra, in stile barocco; ai lati, due bassi campanili a cupola. L’interno, a tre navate, ¨ scandito da pilastri quadrati rivestiti di marmi ed ¨ arricchito da stucchi. Numerose sono le opere che si conservano nel Santuario: le tre tele di Andrea Cefaly da Cortale raffiguranti, rispettivamente, la “Giuditta con la testa di Oloferne”, la “Natività” e la “Fuga in Egitto”; la statua della Madonna con il Bambino, posta sull’altare maggiore – quest’ultimo in marmi policromi, opera della raffinata arte dei maestri serresi; due piccole sculture in marmo del Seicento, raffiguranti due frati domenicani; l’affresco di Diego Grillo (19° secolo), che ritrae l’Incoronazione della Vergine; la Santa Lucia lignea, seicentesca, e il San Giuseppe ligneo di Vincenzo Scrivo (19° secolo). La festa della Madonna di Monserrato si celebra la seconda domenica di luglio; dell’evento, molto commovente e degno di nota il momento in cui la processione, che porta a spalla la statua della Vergine, si ferma silenziosa sotto una grande quercia del vicino boschetto: il momento, questo, in cui la Madonna si impossessa del Paese.

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Madonna Assunta del Leandro


Antico luogo di culto di origine bizantina, era già in piena efficienza a partire dalla seconda metà del Seicento. In quel secolo, la chiesa era retta dalla Confraternita laicale della Madonna del Leandro. All’interno dell’edificio sacro si venerava una bellissima statua in marmo raffigurante la Madonna col Bambino. Leggendo le annotazioni dell’Arcivescovo Annibale d’Afflitto, stilate intorno al 1595, scopriamo che in quell’epoca la chiesa si presentava ricca e ben tenuta - piena di suppellettili, paramenti sacri, arredi e di offerte in argento e oro – oltre che frequentatissima. Ai lati della statua della Madonna erano poste tre tele – oggi introvabili – raffiguranti rispettivamente S. Pietro, S. Paolo e lÂ’Assunta stessa. Nell’atrio della chiesa sorgevano tre cellette per i sacerdoti. Nei secoli successivi, la chiesa fu lasciata in stato di abbandono: nel 1750 ne fu ordinata, perci², la ricostruzione. La chiesa ¨ stata restaurata, recentemente, anche una terza volta nel 1998. Si presenta ad una sola navata; entrandovi, sulla destra, si scorge unÂ’antica acquasantiera in marmo del 1667. Sull’altare maggiore ¨ posta la statua della Madonna col Bambino, alta m 1,90, scolpita in tutto tondo su marmo bianco a fiorami e conservata in ottime condizioni. Sopra la Statua, sul timpano ¨ posta una una croce greca. Ai lati dell’altare, due tronchi di colonna in gesso, colorati in nero, con i caratteristici ricami a rombi e crocette della tradizione bizantina. Annessa alla chiesa c’¨ un piccola sacrestia. La piccola piazza del sagrato ¨ circondata da resti del vecchio muro e, poco distante, i resti di una fontanella. La chiesa ancora oggi, come un tempo, ¨ meta di pellegrinaggi in occasione dei festeggiamenti del 15 agosto.

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Chiesa della Madonna del Carmine


Eretta in onore della Madonna del Carmine, questa chiesa si trova nella frazione di Rovella. Fu fatta costruire nel 1884 da Pasquale Bonanno, benestante del luogo. Ha forma rettangolare con un unico ingresso centrale, mentre sul lato nord sono situati il campanile a pianta quadrata alto circa 13 m e la sacrestia. Internamente vi è un’unica navata con volta a botte, nel fondo dell’aula si apre il presbiterio con altare maggiore sovrastato da una cupola con rinfianchi curvi a padiglione. Sulle due pareti laterali si osservano due altarini di fattura novecentesca, successivi alla costruzione.

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La Chiesa Dell’Annunziata


La Chiesa della Madonna dell’Annunziata risale pressappoco alla fine del XVIII secolo, una chiesa piccola ma particolarmente suggestiva. A centro della facciata è situato il portale in stile romanico e sopra vi si trova una finestrella che illumina l’altare centrale. L’interno è composto da un’unica navata ed è diviso in due parti uguali. Nel fondo dell’aula si trova l’altare di diverse varietà di marmi, contornato da stili misti che vanno dallo ionico al corinzio, con centro il quadro pittorico raffigurante la Madonna dell’Annunziata. Le facciate dei muri interni della chiesetta si presentano con pareti lisce di colore chiaro, al contrario del soffitto che si presenta più scuro.

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La Chiesa Di San Giorgio Martire


Dedicata a San Giorgio Martire, fu eretta, su modello della Chiesa Madre di Cosenza, intorno al 1480 per opera dello Zumpanita Beato Francesco Marino. La chiesa a tre navate è in stile gotico-romanico con alcune espressioni barocche, presenta arcate divisorie a pieno sesto e che sono sorrette da pilastri tufacei mentre un soffitto ligneo del 500, intagliato e decorato a grandi cassettoni molto chiaroscurati, ricopre la navata maggiore. L’abside e l’arco sono di stile gotico; in fondo all’abside sull’altare maggiore si trova il bel Trittico ligneo di B. Vivarini, mentre sull’arco santo a trave portante si trova un bel crocefisso ligneo del 1600. Tra i vari tesori che la Chiesa custodisce ricordiamo due “crocefissi lignei” scolpiti a tutto tondo e tutta statura, la “croce argentea” con tortiglione e la “statuetta lignea”, ecc. Il portale laterale e la facciata principale con tre portali sono in stile rinascimentale, furono gravemente danneggiati e ricostruiti dopo un terribile terremoto. La torre campanaria, addossata ad antiche strutture murarie disposte ad arcata, presenta due campane rifuse nel 1972 e che recano l’immagine di Santa Maria Santissima degli Angeli e di Maria Santissima Immacolata.
Il Trittico Di VivariniCustodito all’interno della chiesa, il Trittico di Vivarini, ci appare di una bellezza purissima: i colori hanno toni di vecchi velluti, gli ori hanno un pallore che li rende espressivi con note profonde ed armoniose. La pala (m. 2.10 x 1.70) presenta tre pannelli rettangolari.
Quello centrale (m. 1.35 x 0.58) raffigura la Madonna seduta su un trono, su fondo d’oro; il manto azzurro copre con bella piega la figura vestita di rosso, il bambino ha pure una vestina purpurea, che sobriamente lo ricopre, mentre una sua mano sta nella mano della Madre, avvicinandosi alla bocca dell’altra, con gesto grazioso, naturalissimo. Il panello a destra della Vergine raffigura “San Giorgio” (m.1.25 x 0.40), figura bellissima che ricorda il famoso San Giorgio del Bellini. L’altro pannello, simmetrico, a sinistra, ha una figura intera di Sant’Agostino, solenne con il suo vescovile ed un libro. Ai piedi della Vergine la firma del pittore è autentica.

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Chiesa di San Nicola

Risale alla fine del secolo XV e non oltre il 1530. L’edificio è a navata unica e l’altare maggiore è realizzato in muratura e stucco con la rappresentazione della Madonna del Carmelo e due tele raffiguranti rispettivamente San Francesco di Paola e San Paolo Eremita. Lungo le pareti della navata sono alloggiati tre affreschi di piccole dimensioni raffiguranti San Giacomo, l’Angelo Custode, San Pietro; al lato della porta d’ingresso si osserva un’acquasantiera retta da un leone stiliforo, datata 1547. In sacrestia si conserva inoltre un confessionale in legno intagliato, con molta probabilità opera di maestranze locali risalenti al secolo XV. Sul lato destro della chiesa si sviluppano altri vani realizzati successivamente (cappella e sacrestia). Le condizioni estetiche deficitarie causate dall’assenza di manutenzione nel corso del tempo, hanno causato il crollo della copertura e danni alle strutture portanti garantendo la permanenza del sacro immobile che ci auguriamo possa ritornare all’antico splendore.

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Cappella dellÂ’Immacolata

La Cappella dell’Immacolata, sita in Zumpano centro, apparteneva e appartiene ancora alla famiglia Valentini. Fu fatta costruire verso la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo da Antonio Vincenzo Valenti, benefattore del luogo. La cappella si presenta esternamente di forma rettangolare con un unico ingresso. Al centro della facciata è situato il portale con arcate a tutto sesto, sulla parete alta si erge un piccolo campanile. Internamente è costituita da un’unica navata che si presenta con pareti lisce ricoperte da pittura, mentre in fondo alla cappella è situato l’altare al di sopra del quale si può notare l’affresco della Madonna dell’Immacolata; inoltre vi è posto anche uno stipo in legno.

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Santa Maria del Monte

La Chiesa di Santa Maria del Monte ¨ posta ad oltre 1400 metri sul livello del mare. Non si conosce la data della sua fondazione: comunque, si presume essa sia stata eretta prima del 1195. E' probabile che il primo nucleo dell'edificio sia stato costruito nei secoli IX-XI, da monaci in fuga che – terrorizzati dall’espansione islamica - si rifugiarono nei pacifici monti della Sila, del Pollino e dell'Aspromonte. All'interno della chiesa rupestre si conserva una splendida statua in tufo della Madonna che allatta, risalente al XIV secolo. Secondo la leggenda, tale statua fu ritrovata da un pastore in un anfratto di una parete scoscesa chiamata "Timba e piasur" (Pietra spaccata): si narra che la Madonna si fosse spostata sola in questo anfratto. A ricordo di tale episodio, ancora oggi - nel giorno della festa di Santa Maria del Monte (festeggiata l’ultima domenica di luglio) – i fedeli portano la statua fin sull'orlo della parete, dove la tradizione vuole sia stata ritrovata. Come garanzia di un ritorno nello stesso luogo, i pellegrini lanciano in fondo al precipizio una pietra. In passato, il culto della Madonna del Monte richiamava diversi fedeli: gli abitanti di Morano e di Orsomarso erano soliti recarsi in pellegrinaggio nella Chiesa di Santa Maria del Monte. Oggi, invece, la devozione si avverte soprattutto negli abitanti di Acquaformosa.

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Santuario della Madonna d'Itria

La tradizione vuole che il Santuario della Madonna d’Itria sia stato fondato ai tempi di Costantino, in seguito all’arrivo, sul litorale di Cirò, di una cassa – portata dentro un’idria - contenente una splendida tela sacra con l’immagine della Madonna Oditrigia. Dal punto di vista prettamente storico, invece, la data di fondazione del santuario si fa risalire al Quattrocento. Al suo interno è custodita una bella tela ottocentesca della Vergine con il Bambino, dipinta in stile iconografico-bizantino. Oltre alla chiesa, dell’area del Santuario fanno parte anche: un salone convegni, una biblioteca e una sala lettura. L’impianto religioso oggi è gestito dai Padri Passionisti

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Santuario di Santa Maria delle Grazie

Il Santuario di S. Maria delle Grazie sorge a Sinopoli Superiore. Esso custodisce la reliquia del capello della Madonna, donato – secondo la tradizione – al paese dal Conte Ruggero. Nel Santuario è conservata la tela, di fattura orientale, raffigurante la Madonna delle Grazie e risalente al 1136. L’8 settembre di ogni anno questo quadro viene portato in processione; la festa della Madonna delle Grazie è molto suggestiva poiché durante essa si svolge la “Dera”, una folcloristica fiaccolata con rami d’ulivo.
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Il Santuario di Santa Maria delle Grazie fu edificato, in seguito al terremoto del 1783, sui resti della Chiesa del Pezzolo risalente al 18° secolo.

Il Santuario di Seminara ospita una delle tre sculture di Madonne nere presenti in Italia – le altre due sono conservate a Tindari e ad Oropa. La statua è in legno di cedro, dipinta di nero e rivestita di uno strato di oro zecchino. La sua fattura richiama l’arte arabo-bizantina. Essa, secondo la tradizione, fu rinvenuta nei pressi delle rovine della Chiesa di S. Fantino a Taurina; la leggenda racconta che nessuno riusci a spostarla, se non il gruppo dei popolani più povero della zona. Per questo motivo le fu dato l’appellativo di “Madonna dei Poveri”. Il Santuario, custodito dai Padri Canossiani, conserva – oltre alla statua lignea – anche preziosi reliquari in argento del Quattrocento, il Battistero del Cinquecento e due statue del Seicento, opera – quest’ultime – di Rinaldo Bonanno. Distrutto dal terremoto del 1908, l’attuale impianto risale ad epoca recente. La festa della Madonna dei Poveri si celebra dal 13 al 15 agosto di ogni anno e richiama pellegrini da tutto il Meridione.

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Santuario di Santa Maria delle Grazie

Il Santuario di Santa Maria delle Grazie fu edificato, in seguito al terremoto del 1783, sui resti della Chiesa del Pezzolo risalente al 18° secolo. Esso custodisce la statua lignea della Vergine delle Grazie, onorata il 2 luglio con una splendida processione sul mare.

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SANTUARIO DELLA MADONNA DEL CARMINE

Il Santuario della Madonna del Carmine conserva una statua lignea della Vergine risalente al XVII secolo. La festa in onore della Madonna del Carmine si celebra il 16 novembre, a ricordo della protezione che la Vergine offrì al paese in occasione del terribile terremoto del 1894. La tradizione narra che, durante quel fausto evento, gli occhi della Madonna si mossero e lacrimarono

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Santuario della Madonna delle Grazie

Il Santuario della Madonna delle Grazie, che sorge nel centro storico di Spezzano Albanese, fa risalire le sue origini 16° secolo. In origine era costituito semplicemente da una piccola cappella: questa venne, nei secoli, allargata; vi furono aggiunte due navate laterali, il campanile ed un atrio d'ingresso. Di particolare interesse è la leggenda legata alle origini del luogo: si narra, infatti, che un giorno due giovani pastori stavano pascolando le loro caprette nel bosco quando uno dei due, allontanatesi per cercare cibo, fu improvvisamente colpito da un bagliore luminoso. Dinnanzi ai suoi occhi si ergeva una bellissima Signora seduta su un trono, con un Bimbo sul braccio destro ed un libro, tenuto con l'altra mano, sulla gamba sinistra: meravigliato della visione, il giovane chiamò il compagno. Quando quest’altro arrivò, la donna, che era la Vergine, chiese loro di far edificare in quel luogo una cappella a Lei dedicata. La notizia ben presto si sparse per il piccolo borgo: molti si recarono sul luogo per assistere al grande evento e, infine, la devozione comune spinse tutti a soddisfare quella richiesta. Venne perciò edificata la piccola Cappella delle Grazie. Ancora oggi, la devozione popolare nei confronti del culto della Madonna delle Grazie è forte: nel periodo pasquale, numerosi sono i preparativi posti in essere per la festa della Vergine, che si tiene il martedì successivo alla Pasquetta. L'enfasi della ricorrenza già si avverte nella settimana della Quaresima, periodo in cui gli abitanti di Spezzano dedicano alla Vergine i cosiddetti "sabato della Madonna". Ma è il giorno della Santa Pasqua che apre le porte alla grande festività : la domenica di Pasqua vengono allestite le bancarelle per la fiera e organizzata la famosa "pesca", il cui ricavato è devoluto al Santuario. Il lunedì di Pasquetta, numerose Sante Messe vengono celebrate durante il giorno nelle varie chiese del paese; molta attenzione è dedicata soprattutto alla Messa di Mezzanotte, per i giovani. La sera del lunedì è, inoltre, allietata dalle esibizioni di gruppi musicali. Inoltre, nell’ampio spiazzo accanto alla Casa del Pellegrino, vengono allestite mostre di quadri raffiguranti la Santa Vergine delle Grazie, tele realizzate dai fedeli ed offerte al Santuario. Il giorno della festa, l'aria è colma di gioia. Il pomeriggio del martedì gli abitanti di Spezzano portano la statua della Madonna in processione, dal Santuario lungo le vie del paese. Quando la Madonna ritorna nuovamente dinnanzi al Santuario, i fedeli la osannanno con fuochi di artificio. Viene poi celebrata la Messa. Subito dopo ha inizio la festa profana: gli spezzanesi sono impegnati nella divertente gara di canto e nella classica giostra dell'incanto, una specie di asta durante le quale animali d'ogni specie e oggetti di varia natura vengono venduti al miglior offerente. A mezzanotte, la festa si conclude con splendidi fuochi pirotecnici. Spezzano Albanese è l'unico paese albanese ad avere il culto della Madonna.

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Santuario della Madonna del Pettoruto

La tradizione narra che, nel 1500, un certo Nicola Mairo di Altomonte, per sfuggire alla cattura dei soldati, si nascose in una gola tra i monti Mula e Milara, in una località chiamata Petruto (cioè pietroso).Qui egli, estremamente devoto alla Madonna, decise di incidere l'immagine della Vergine sulla roccia: pur essendo privo di attrezzi, il Mairo riuscì a realizzare una bella effigie. La Madonna, che egli dipinse, reggeva con un braccio il Bambino e con l'altro un ramoscello fiorito. Alcuni anni dopo, un pastorello sordomuto che pascolava il suo gregge lì vicino, udì una voce che lo chiamava per nome: giunto nel luogo da cui proveniva il richiamo, vide l'immagine splendente della Vergine, che lo incitò a raccontare la visione avuta. Il miracolo avvenne: il sordomuto iniziò a parlare e raccontò la sua visione e, conseguentemente, gli abitanti del luogo dettero vita al culto della Madonna, erigendo la piccola cappella detta “Rifugio”. Il Santuario, tuttavia, ha origini più antiche: i documenti storici segnalano la sua presenza già nel 1247. Nel Santuario – che è uno tra i più noti della regione - tra il 1° e l'8 Settembre di ogni anno si riversa una moltitudine di fedeli.

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Santa Maria della Nova

Vuole la tradizione che la cappella delle Cesine, sotto il titolo S. Maria della Nova (attualmente inclusa tra i santuari designati dall’Autorità Ecclesiastica nei quali è possibile lucrare le Indulgenze Giubilari), fosse edificata ad opera di un principe pellegrino, che, dopo essere naufragato sulle nostre coste, si ritirò sull’altura antistante all’approdo a farvi penitenza di ringraziamento. Si racconta che il ritratto del principe figurasse sulle pareti della vecchia chiesetta, ma questa immagine è sparita nel corso dei secoli, com’è svanita l’immagine della Madonna cui il principe si era rivolto. L’episodio citato, dovette accadere non prima del 1400, infatti l’istituzione della festa liturgica della Visitazione risale al 1389 per decreto di Papa Urbano VI, promulgato dal successore Bonifacio IX. Il Giubileo che suscitò intenso fervore di pellegrinaggi, fu indetto da costui nei primi del XV secolo, per cui potrebbe darsi che il naufragio avvenne attorno a quell’epoca. Il dipinto della Visitazione che si venera ora, infatti, non è quello originario, né è originario il tempio che subì almeno tre trasformazioni

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Visualizza elenco Santuari-Basiliche

Il Santuario della Madonna della Grotta ha una posizione suggestiva: esso è posto all'interno di una grotta a cui si accede solo percorrendo una lunga scalinata. Il culto del mare ha origini antichissime: secondo una tradizione, risalente al 1326, fu un capitano di battello di Ragusa a lasciare andare nel mare la statua lignea della Madonna, che infine raggiunse la costa praiese. A ricordo di tale evento, il 14 e il 15 agosto di ogni anno, i fedeli portano in processione sul mare, con una suggestiva fiaccolata, la statua della Vergine. La grotta riveste particolare rilevanza anche dal punto di vista artistico e storico: all’interno di essa, infatti, sono stati rinvenuti materiali e ceramiche del Paleolitico superiore, del Neolitico e dell’epoca romana.


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Santuario di San Francesco di Paola

Il Santuario di San Francesco sorge a Paola, in un posto incantevole immerso nel verde, ai piedi di una montagna, ai fianchi del torrente Isca e di fronte al mare. Lungo la strada che giunge all’edificio è possibile mirare la riproduzione, in ceramica, dei miracoli del Santo. Un ampio piazzale funge da luogo di raduno per i numerosi pellegrini che, ogni anno, si apprestano a rendere omaggio al Santo. Si accede al Santuario attraversando un portico e, poco dopo, un atrio: da quest’ultimo si può accedere sia alla chiesa che alle grotte dove visse il Santo. Entrando nella Chiesa, si notano, sulla navata laterale destra, numerose cappelle: l’ultima di esse è la cappella delle Reliquie, che corrisponde alla chiesetta che il Santo edificò per ospitare i primi visitatori. La cappella è detta delle Reliquie, perché in essa sono conservati molti oggetti appartenuti al Santo: un dente molare, un paio di sandali, un mantello (col quale si narra egli abbia attraversato lo stretto di Messina), un cappuccio, le calze, la corona del Rosario e un suo busto d'argento. Nella Cappella delle Reliquie, la suggestiva Lampada votiva resta accesa giorno e notte. Appena fuori dal Santuario, sulla sinistra, si accede alla Via dei Miracoli: qui, numerose sono le prove dei miracoli da lui operati. Troviamo la Fornace, la grossa bomba della seconda guerra mondiale - che cadde nel torrente Isca e che San Francesco, miracolosamente, non fece scoppiare – e la prodigiosa acqua della Cucchiarella, che San Francesco fece sgorgare dalla roccia per sopperire alle necessità degli operai durante la costruzione del convento a Paola. Costeggiando il torrente Isca si arriva, poi, al Ponte del Diavolo: si narra che lo stesso diavolo abbia voluto aiutare il Santo nella costruzione di questo ponte, necessario per attraversare il torrente, e che, in cambio di questo suo aiuto, avrebbe voluto l'anima del primo che ci sarebbe passato sopra. Con l'astuzia, San Francesco fece passare un cane, invitando il diavolo a prendersi l'anima dell'animale: il diavolo, furioso per l’inganno, colpì violentemente il muro, e vi lasciò una sua impronta, che oggi chiunque può osservare. Ancora più su, si trova il Primo Romitorio, dove il Santo, all'età di quattordici anni, si ritirò a vivere in solitudine per cinque anni. A poca distanza dal Romitorio, è possibile osservare i grandi massi che il Santò fermò miracolosamente prima che si precipitassero lungo la montagna. Dall'atrio del Santuario, infine, è possibile accedere al Chiostro: sulle pareti del Chiostro sono stati affrescati diversi momenti della vita di San Francesco di Paola.

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Santuario di Maria Santissima del Castello

Il santuario di Maria Santissima del Castello venne edificato per volere del Conte Ruggero. Tale scelta fu conseguenza del ritrovamento, presso il costone roccioso su cui lo stesso Conte avrebbe voluto costruire il suo castello, del dipinto di una dolce immagine della Madonna – quasi certamente opera di un monaco greco che viveva nelle grotte di cui la zona collinare è ricca. La Madonna fu vera benefattrice del luogo e dei fedeli che vi si recarono – tra cui Carlo V e Pio IV. La chiesa subì varie trasformazioni specie nel 1700. Oggi, nella facciata è possibile mirare un portico con tracce di affreschi del secolo XV e due portali romanici. Sul fianco destro si trova un portale con un bassorilievo di marmo, che rappresenta la Madonna col Bambino. All'interno vi sono opere marmoree ed intagli lignei pregevoli e tele di Pietro Negroni del 1560. La festa della Madonna del Castello si celebra il 1° maggio e ad essa partecipano fedeli provenienti da tutto il Pollino.

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Santuario della Madonna del Carmine

Il Santuario della Madonna del Carmine sorge sulla collina detta Monte Poro, in una posizione estremamente suggestiva e circondato da limpide sorgenti di acqua oligominerale. Il Santuario, meta di numerosi pellegrini duranti i festeggiamenti del 15 e del 16 luglio di ogni anno, fu fondato nel 19° secolo da Frate Carmelo Falduti. Al suo interno si conserva una statua lignea della Madonna del Carmine, risalente anch’essa al 19° secolo

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Santuario della Madonna della Catena

Il Santuario della Madonna della Catena faceva parte di un Convento dei Frati Cappuccini, ormai cancellato dai terremoti. LÂ’impianto sacro presenta una facciata a vela con campane e un interno a due navate sul cui soffitto si possono mirare delicate decorazioni. Il Santuario conserva la statua lignea della Vergine della Catena, opera di De Lorenzo.

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Monastero di S. Giovanni Theristis

Il Monastero di S. Giovanni Theristis, si trova nelle campagne del Comune di Bivongi.Dedicata a S. Giovanni Theristis (il mietitore) la basilica risale alla fine del secolo XI.
La basilica bizantino-normanna , dopo nove secoli di abbandono, è di nuovo sede di culto per il ritorno dei monaci greco-ortodossi del Monte Athos. In epoca basiliana è stato il monastero più importante della Calabria con una scuola di amanuensi e una grande biblioteca.La storia, il paesaggio e l’ambiente stingendo l’uno nell’altro creano un’atmosfera tipica di un luogo santo che induce il visitatore alla meditazione.E’ l’unico monastero greco-ortodosso dell’Europa occidentale.E’ meta di pellegrinaggio e molti visitatori provengono dai paesi dell’Est e dalla Grecia.Da seguire le funzioni religiose della festa del Santo la quarta domenica di febbraio e la Pasqua ortodossa, quasi sempre una settimana dopo quella cattolica.

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SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA GROTTA

La tradizione racconta che un ricco mercante, solito navigare per mari lontani, una volta fu sorpreso da terribile tempesta. Per salvarsi dall’imminente pericolo egli rivolse una preghiera al cielo, facendo voto alla Vergine affinchè lo salvasse: in cambio di tale grazia, al suo ritorno avrebbe fatto scolpire un simulacro di marmo in suo onore. Improvvisamente la tempesta si placò. Riconosciuto il miracolo, il piccolo equipaggio e il mercante resero grazie alla Vergine e approdarono sulla terraferma. Qui il mercante ripartì e, come promesso, si recò subito dal più abile scultore di quei tempi: ordinò la realizzazione di una statua statua votiva e stabilì i tempi di consegna. Purtroppo, lo scultore aveva appena abbozzato il suo lavoro quando venne assalito da una grave infermità che lo costrinse ad abbandonare l’opera per mesi. Cosicché, giunto il tempo stabilito per la consegna, egli fu costretto a dare la triste notizia al mercante: quest’ultimo, pensando di esser venuto meno al voto fatto alla Vergine, chiese almeno di vedere il marmo in abbozzo. I due si recarono, dunque, nella studio dell’artista e qui indescrivibile fu il loro sbigottimento nello scoprire che la Vergine non era più un rude blocco di marmo, ma una statua di bellezza inaudita. Gli uomini si prostrarono dinnanzi a tale prodigio divino e lo scultore permise al mercante di portare con sé l’opera. Quest’ultimo, appagato dalla grazia della Madonna, decise di portare con sé la Sua immagine durante i suoi viaggi. Passarono i giorni, finché l’equipaggio non approdò alle coste calabresi: qui la nave inspiegabilmente si fermò, e fu impossibile smuoverla dal sito. Il mercante allora capì che la Vergine voleva che la sua opera fosse conservata nella terra magno greca, in modo tale da poter essere venerata dal quel popolo. Per interpretare al meglio il messaggio divino, il mercante decise di posare la Scultura su un carro trainato da due giovenchi selvatici e di lasciare quindi che essi trasportassero la statua secondo i loro istinti: la Vergine scolpita sarebbe stata data in dono al primo paese in cui gli animali si fossero fermati. In quel momento, l’equipaggio riuscì finalmente a trarre via la nave dal lido; nel contempo, i furenti animali si erano fermati davanti alla cosiddetta “Grottella”, poco distante dal villaggio di Bombile. Gli abitanti del luogo, saputo dell’accaduto, capirono allora che la Vergine doveva esser posta nella Grotta che lì esisteva, scavata nella rupe. Venne fatto costruire un altare su cui fu posta la splendida statua e fu eretta una chiesa proprio presso quella grotta. Nel corso del lavoro la Madonna fece sgorgare dalla roccia una fontana di acqua fresca e purissima, cosicché gli operai poterono dissetarsi. Ancora oggi la fontana offre la sua acqua a quanti si apprestano a far visita al Santuario. Nel 1891 la Grotta di Bombile assunse la caratteristica forma interna a croce greca, con due cappelle ai lati, una del Crocefisso e una della Madonna Addolorata. Per giungere all’interno dell’edificio è necessario attraversare una scala di 144 gradini. Il santuario sorge su un costone di arenaria che scende a picco sul Vallone della Grotta; purtroppo, una frana, nel 2004, ha provocato il cedimento di questo costone e ha chiuso l’ingresso al Santuario stesso. Il portale d'ingresso della chiesa è costituito da due colonne corinzie, con capitello d'acanto scolpito in pietra di tufo. All’interno del Santuario è conservata una Madonna con bambino il quale tiene in mano una colomba, simbolo della pace. La campana è sulla roccia ed è priva di batacchio: viene fatta suonare con il lancio di sassolini, pezzetti di ferro o con monete. La festa della Madonna della Grotta si celebra il 1° maggio: nei giorni che precedono il rito vero e proprio, molti devoti giungono dai paesi vicini per venerare la Vergine. L’atmosfera si fa viva e giocosa; lo spiazzo antistante il Santuario si riempie di bancarelle presso le quali è possibile acquistare diversi prodotti tipici calabresi quali la calia (ceci abbrustoliti nella sabbia rovente), i 'nzùddhi e i mustaccioli (biscotti di miele e farina).

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IL SANTUARIO DI DIPODI

Il Santuario di Dipodi sorge a circa 7 Km da Feroleto, su una piccola e verdeggiante collina di incomparabile bellezza e quiete. La chiesa di Dipodi fu realizzata nel 314, per volere dellÂ’imperatore Costantino e del papa Silvestro. Lungo il corso dei secoli, il Santuario ha assunto diverse denominazioni: fu S. Maria deÂ’ Puris, S. Maria Visitapoveri e, infine, S. Maria di Dipodi. La festa della Madonna di Dipodi si celebra, ogni anno, il 15 agosto e accoglie migliaia di fedeli, provenienti da tutta la Calabria e da altre regioni.

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Santuario Madonna della Scala

Il Santuario della Madonna della Scala prende il nome dalla scultura in pietra della Vergine - conservata al suo interno - dietro la quale vi è dipinta una scala che conduce ad una piccola porta su cui appare la scritta “Questa è la scala che ti condurrà a Me”. L’impianto religioso, noto anche come “Santuario di Maria Santissima della Pietà ”, risale al Seicento; esso presenta un nicchia tratta dal tronco di gelso dalla quale si vuole la Vergine sia apparsa, secoli or sono, ai contadini. Fino a qualche anno fa, dal tronco di gelso – ora murato – germogliavano splendidi rami che venivano raccolti e conservati dai pellegrini in segno di devozione. Il Santuario è meta di pellegrinaggi.

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Santuario Beata Vergine Immacolata

Il Santuario della Beata Vergine Immacolata è la chiesa è più antica di Catanzaro. Realizzata in epoca medioevale, nel 1252 fu affidata, dal Vescovo Fra Giacomo da Perugia, ad alcuni frati conventuali. Nel 1257 ospitò, poi, anche i Padri Conventuali e il luogo prese, per questo, la denominazione di Chiesa di S. Francesco. Con il tempo, lo spazio ecclesiastico diventò insufficiente: di conseguenza, i Frati e la Confraternita dell'Immacolata decisero di ricostruire e di allargare l’impianto. La nuova chiesa dell'Immacolata fu inaugurata nel 1763. Essa oggi presenta una bella facciata barocca, rimaneggiata nel 1892, e - a sinistra - un campanile a tre piani. L'interno è a croce latina, a tre navate. La cupola, alta e luminosa, presenta spaziose finestre che si alternano a spazi su cui sono dipinti maestosi affreschi della scuola di Cefalù. Nelle cappelle laterali, infine, è possibile mirare splendidi altari barocchi in marmi policromi. Nel Santuario si venera un'antichissima statua lignea, alta più di due metri, della Vergine: essa appare vestita di un abito in seta rossa con splendidi ricami d'argento e oro. La statua è sistemata in una nicchia; tale sistemazione, nel tempo, gli ha valso l’attributo di “Madonna della Nicchia”.

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martedì 12 gennaio 2010

Grotta Lippusa

La cavità si raggiunge partendo da Domanico, dalla piazza S. Albo lungo la SS 278 in direzione Amantea. Percorsi circa 2,4 Km, all’altezza di un tornante, si imbocca una stradina a sinistra. Si continua quindi per 1,6 Km giungendo così ad un bivio, si svolta a destra e si prosegue per un ulteriore chilometro, fino ad arrivare alla masseria di “Torre Marini”. Lasciate le autovetture si prosegue a piedi lungo un sentiero, tenendo la valle del Fiume Busento sulla sinistra, si arriva sotto un ampio costone coperto da una rigogliosa vegetazione, di fronte abbiamo la Motta di Domanico quasi alla stessa quota, si raggiungono così le acque che fuoriescono dalla grotta.La cavità è una risorgenza ad andamento meandriforme, lunga 234 metri. Un primo tratto è caratterizzato da morfologie ben sviluppate in altezza con un ruscello che scorre lentamente per il poco dislivello fra il punto di origine e l'ingresso. Nella seconda parte della cavità si assiste ad un progressivo rimpicciolimento delle dimensioni generali man mano che si prosegue.

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Croce di Magara - Cupone

Dal piazzale si prosegue lungo il fiume Neto fino a Croce di Magara , si attraversa la SS 107 per imboccare la carrareccia che fiancheggia la strada ferrata delle Ferrovie della Calabria per immettersi in un bivio che porta ad una masseria e poi alle case di Zagaria ed infine al sentiero n° 7 del Parco Nazionale della Sila che porta al Cupone.

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Cupone – Camigliatello Silano

Da Camigliatello si arriva alla stazione sciistica del Tasso da dove proseguendo verso sud si arriva in prossimità della vetta di Monte Curcio(1720) . Si prosegue verso ovest fino a Monte Stella e poi si scende fino a Timpone Marco Romano e proseguendo su una pista forestale di attraversa Aria di Manche e si arriva a Torre Marnutta e da qui nei pressi dell’abitato di Spezzano Piccolo.

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Colloreto - Fossa del Lupo

L'itinerario ha inizio dai ruderi del Convento di Colloreto, ai piedi della Serra del Prete raggiungibili anche da Mormanno utilizzando una strada sterrata: il Convento, fondato dai frati eremitani di S. Agostino nel 1541 costituì per qualche tempo un importante centro religioso. Nel secolo XVIII, ormai abbandonato e divenuto rifugio di briganti, venne distrutto da un bombardamento. Da queste rovine il sentiero comincia a salire sull'erosa pendice del monte in direzione nord, penetrando subito dopo nella boscaglia di macchia mediterranea. L'ascesa prosegue fino a raggiungere la sorgente Tufarazzo, caratterizzata da muschi incrostati di calcare.
Si riprende il cammino costeggiando il Vallone di Colloreto, di cui si raggiunge il fondo dopo avere percorso un breve spazio in discesa. Si riprende ora a salire imboccando la Scala di Morano e sbucando sulla selletta che costituisce l'orlo del Piano di Gaudolino, dove è possibile rifornirsi d'acqua alla fontana omonima. Dalla spianata erbosa si continua a procedere fino a raggiungere il punto panoramico di Monte Pollinello; in realtà più che di una vetta vera e propria, si tratta di un contrafforte staccatosi dalla cima del monte Pollino. Da qui, volgendosi e mantenendosi sempre a sinistra, il sentiero raggiunge Monte Pollino, sui cui costoni è possibile ammirare maestosi esemplari di pino loricato. Da questo Monte il panorama è vasto: lo sguardo spazia libero dalla Lucania, alla Piana di Sibari, al Mare Ionio, al lontano Tirreno. In una piccola depressione sotto la vetta è talvolta possibile trovare neve, anche nella stagione calda. Da visitare il pittoresco paese di Morano Calabro, con le case appoggiate alla collina, addossate le une alle altre. Dominano l'abitato i ruderi del castello normanno. Interessanti dal punto di vista artistico le chiese di S. Bernardino (sec. XV) con politico di Bartolomeo Vivarini e la chiesa della Maddalena (fine sec. XVI).

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Conca del Re - Dolcedorme

Il sentiero parte dal sottopasso autostradale, distante circa 2,5 km dallo svincolo "Mormanno - Castrovillari" e si immette sulla stradina che porta a Conca del Re, che è un ampio conoide formatosi all'epoca della glaciazione di Riss in seguito alla sedimentazione dei detriti lasciati dai numerosi corsi d'acqua che attraversano la Fogosa (zona coperta da rigogliosi boschi di faggi). Si procede in salita fino a Timpone Dolcetti, rilievo posto al centro di Valle Piana. Qui il sentiero attraversa una zona brulla e poco più avanti si inoltra in una zona di rimboschimento con pini e querce (originariamente la vegetazione era costituita da essenze di lecci e cerri).
Giunti al bivio, si gira sulla destra verso il costone del Dolcedorme entrando nella faggeta fino ad incontrare una croce. Il sentiero continua poi fino a raggiungere il varco del Pollinello, passaggio obbligato tra i dirupi; seguendo il costone si raggiunge la Serra Dolcedorme, la cima più alta del Massiccio, ricca di pini loricati e punto panoramico tra i più suggestivi della Calabria; lo sguardo infatti, non impedito dalla presenza di montagne vicine, spazia libero sul Tirreno, sullo Ionio, sull'altopiano silano e sulla Piana di Sibari. Il Crostone sud di Serra Dolcedorme costituisce il "Crestone dei loricati", per la presenza dei grandi alberi. Nella zona, ad alte quote, vive ancora lo scoiattolo meridionale nero con la folta coda ed il petto bianco.

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Colle San Martino - Sorgente del Vascello

L'itinerario, partendo da Civita, propone la risalita della strada montana per il Pollino, asfaltata nel primo tratto. Civita è un piccolo centro appartenente alla comunità arbresh, noto per il Museo dell'Etna Arbresh e per le rappresentazioni delle Vallje, nel periodo pasquale celebrativo dell'epopea di SKanderbeg. Salendo in prossimità di Colle San Martino è possibile rifornirsi d'acqua per la presenza di un abbeveratoio e poco dopo, della Fontana del Principe. Il sentiero risale costeggiando il ruscello fino ai ruderi di un piccolo fabbricato posto in una radura, subito dopo il sentiero risale lungo la pendice nel bosco raggiungendo Passo Serra e la Cima della Manfriana, da dove, seguendo il crinale, tra rocce e faggi, è possibile vedere Timpa San Lorenzo.
La cima della Manfriana, che domina la conca del Piano di Acquafredda, è costituita da due vette divise dall'Insenatura dell' Afforcata. Sulla vetta orientale si trovano blocchi di pietra lavorati, abbandonati, presumibilmente, da coloni greci che avevano intenzione di edificare sulla zona un Tempio. Nella parte finale il sentiero si sviluppa al centro della Piana della Fagosa fino alle Sorgenti del Vascello.

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Cerchiara - Palazzo della Piana

Il sentiero parte dal centro abitato di Cerchiara di Calabria dove sono ancora visibili i resti del castello medievale e, nel centro storico, la chiesa di San Giacomo, eretta su una preesistente struttura medievale, nella quale è possibile ammirare una tavola del sec. XVI, raffigurante San Nicola. Il sentiero, si dirige subito a sud verso Serra dei Bovi, percorrendo un vecchio tratturo denominato della "Pietra Pizzuta". Si procede poi verso località Costa del Ponte, dove si supera la strada provinciale per Cerchiara al km 10,3 circa. Il sentiero poi giunge nella Valle del Caldonello, nella quale si trova una sorgente si acqua sulfurea che sgorga da un anfratto naturale, detto, "Grotta delle Ninfe", questo antro, che presenta una volta di oltre venti metri, era sicuramente noto agli abitanti della vicina Sibaris, che ne utilizzavano le acque per scopi terapeutici.
Da qui il sentiero procede in direzione sud-est, verso la zona della Piana, dove si trova il Palazzo della Piana, imponente edificio del sec. XIV appartenuto ai Principi Pignarelli di Strongoli. La presenza di numerose grotte naturali costituisce una delle attrattive principali della zona; tra l'abitato di Cerchiara e il Santuario della Madonna delle Armi si trova l'ingresso dell'Abbisso del Bifurto, che scende fino ad una profondità di 683 mt. Sempre nel territorio di Cerchiara si trova il conmplesso delle Grotte della Serra del Gufo, la Grotta di Damate, l'Antro degli Elfi, la voragine delle Balze di Cristo, notevole per la sua profondità. Se si sale verso l'abitato di Cerchiara si incontra l'Orrido della Gravina, una profonda spaccatura del Monte Sellaro. Sono presenti nella zona diverse aziende agricole e agrituristiche.

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Francavilla - Fonte della Madonna

Il sentiero parte dal centro abitato di Francavilla Marittima, piccolo paese dell'Alto Ionio Cosentino che dista circa 8 km dallo scalo ferroviario di Villapiana situato adiacente alla strada statale SS 106 Ionica. Il paese si raggiunge tramite la Provinciale che inizia da detta stazione. Prima di arrivare al centro abitato di Francavilla, effettuando una deviazione e percorrendo la strada per circa 2 Km, si giunge alla Grotta delle Ninfe che è una località con una grotta in cui sgorga acqua solfurea, utilizzata come fonte termale nell'antichità.
Infatti nel territorio di Francavilla è stata scoperta una necropoli preellenica e resti di templi greci. Detti ritrovamenti testimoniano che la zona, soprattutto per la fertilità dei campi e la mitezza del clima, è stata abitata da tempi remoti, anteriori alla colonizzazione greca. Oggi le acque di questa grotta, proprio per le qualità terapeutiche adatte soprattutto alla cura della pelle, vengono sfruttate adeguatamente nella stagione estiva. A poche centinaia di metri dalla partenza del sentiero, andando in direzione est, si incontra un'azienda agrituristica. Procedendo verso nord-est, dopo circa 1 km si imbocca la strada provinciale "La Silva-Cerchiara", che viene abbandonata dopo circa 600 metri. Percorso un altro chilometro nella medesima direzione, si incontra il Palazzo della Piana, maestoso edificio medievale dei Principi Pignatelli di Strongoli. Da qui il sentiero, dopo un breve tratto, si dirige a nord, passa per il Timpone La Motta e, proseguendo verso ovest, raggiunge la località nella quale si trovano la sorgente Acqua Solfurea ed una stazione termale. Si ritorna infine a Francavilla M. passando per contrada Damale.

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Plataci - Le Grotte

Il sentiero ha inizio alla periferia ovest di Plataci che è un piccolo centro fondato nel secolo XV da profughi albanesi fuggiti in Italia in seguito all'invasione turca del loro paese. Come tanti altri centri arbresh, il paese conserva la lingua, gli usi e i costumi della propria terra di origine. Qui si può visitare un interessante edificio sacro, la chiesa parrocchiale (sec. XV) dedicata a San Giovanni Battista, dove vengono conservate alcune statue che erano portate a spalla durante le processioni per le strade del paese.
Dalla periferia ovest il sentiero procede in direzione sud, verso la masseria Gatto, ma prima di arrivare a questa, è possibile imboccare una strada che porta in località Madonna degli Alberi dove si trova un'area pic-nic adeguatamente attrezzata, con sedili e tavoli in pietra, tettoie ricovero, barbecue, forni e servizi vari. Da questo punto si può utilizzare una stradina carrozzabile che, attraverso un fitto bosco di querce, conduce a Monte Capo dell'Uomo, interessante punto panoramico. Da questo punto il percorso procede verso ovest e poi verso nord fino a Le Grotte, località che prende questo nome appunto per la presenza di numerose grotte naturali.

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Albidona - Madonna della Neve

Il paese di Albidona si raggiunge uscendo dalla vecchia litorale ionica a nord della periferia del centro abitato di Trebisacce, imboccando la provinciale Albidona-Alessandria del Carretto. Il sentiero parte dall'abitato di Albidona, nel quale si può visitare la chiesa parrocchiale di S. Michele (sec. XVII), mentre restano pochi ruderi del castello e di una torr boschiva caratterizzata dalla diffusa presenza del leccio. Da qui si prosegue verso il torrente Avena; continuando poi verso nord-est, si arriva al Timpone Turrisi e, dopo qualche chilometro, alla Fontana dell'Acqua Fredda; è questo uno splendido punto panoramico dal quale la vista può spaziare fino al Mare Ionio.
L'itinerario continua, in direzione sud-ovest, fino a Timpone della Scala, zona nella quale si può osservare una flora caratteristica con prevalenza di pini d'Aleppo, quercia, roverella e macchia mediterranea. Muta ancora direzione, questa volta verso nord-ovest, il sentiero e giunge, dopo essersi immesso nella strada provinciale che conduce ad Alessandria del Carretto ed averla percorsa per un breve tratto, a Piano Senise; zona nella quale operano aziende agricole che offrono prodotti locali, soprattutto caseari (formaggio pecorino). Da qui, procedendo verso nord-est si raggiunge Piano Seque, zona nella quale si possono ammirare maestosi esemplari di querce secolari. Continuando nella stessa direzione, si raggiunge infine la Cappella della Madonna della Neve, nei cui pressi, dalla Regione Calabria, Assessorato Forestazione, è stata realizzata un'area pic-nic attrezzata comprendente anche la zona Fontana Acqua dei Scifi.

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Trebisacce - Albidonao

Il percorso ha inizio nel Centro Storico di Trebisacce, nei pressi della chiesa Madre, esempio di architettura bizantina del secolo XI con cupola a trullo e campanile a torre cuspidata. Dal "Bastione" la vista spazia fino al golfo di Corigliano e sugli agrumeti profumati di zagara che degradano dolcemente verso il Mar Ionio. Si procede verso la periferia nord-ovest in direzione della località S. Giuseppe, dove si trovano l'omonima cappella ed una pineta con area pic-nic.
Si procede ancora per circa un chilometro in direzione sud fino ad arrivare all'altezza del macello comunale di Trebisacce; da cui cambiando direzione, verso ovest, si imbocca una strada in direzione nord-ovest, verso il monte Mostarico, da cui si può godere uno splendido panorama sul Golfo di Taranto. Il percorso procede alla stessa quota fino al Timpone S. Elia dove si incontra un'altra area pic-nic; da qui continuando sempre verso nord, si raggiunge il centro abitato di Albinova, nel quale si può visitare la Chiesa Parrocchiale di S. Michele (sec. XVII), mentre restano pochi ruderi del castello e di una torre costiera di avvistamento. Percorso l'ultimo tratto del sentiero in discesa, si giunge fino al Santuario della Madonna del Cafaro.

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Acri - Croce di Greca

L'itinerario parte da Acri, grosso centro fra la Valle del Crati e l'altopiano silano, è ricco di attività agropastorali e tradizioni religiose. Nel centro storico si trova il Convento dei Cappuccini del Beato Angelo. Secondo alcuni studiosi Acri potrebbe essere identificata con Acheruntia, derivata da un centro bruzio detto Acra (sommità) sul fiume Mucone. Affluente di destra del Crati, il Mucone, per la sua lunghezza, la qualità e la portata delle acque, riveste una grande importanza economica nelle zone attraversate.
Il corso d'acqua nasce in località Moccone e, dopo avere attraversato la località Cozzolino, si immette nel lago Cecita. Gran parte delle acque sono convogliate nelle condotte forzate, per uso idroelettrico, delle centrali Enel che sono poste a valle della diga. Nella zona di Camigliatello, noto luogo di villeggiatura dell'altopiano silano, il fiume viene utilizzato a scopi turistico-sportivi. Nel bacino del fiume, che in tempi molto lontani costituiva un affluente del Neto, ricadono circa 3500 ettari del Parco Nazionale della Calabria. Il sentiero quindi, partendo dal centro abitato, si inerpica ripidamente sul costone sinistro del fiume, con vista panoramica sulle gole del Mucone e la centrale Enel. Subito fuori dal centro abitato si incontrano numerose aziende agricole site in contrada S. Zaccheria e su tutta la Valle del Calamo. Prima di raggiungere il ponte della Marianna, il percorso si interseca in più punti con la provinciale, fino a località Montagnella e Fontana di Rho. In questo tratto il sentiero attraversa colline coltivate con vigneti e ciliegi e subito dopo si inerpica tra i pini con pendenze meno accentuate, fino a raggiungere Croce di Greca e l'area pic-nic, in prossimità del bivio di Rossano.

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Croce di Greca - Lagarò

Il sentiero parte dalla provinciale che da Acri conduce in Sila, in località Croce di Greca, dove si trova un'area attrezzata sistemata dal Corpo Forestale dello Stato. Acri è un grosso centro della Presila greca, posto sui contrafforti della gola del Mucone. Pare sia stata l'antica Acheruntia, fondata dai Bruzi, che ha avuto notevole rilevanza nel medio evo per le attività svolte dagli ebrei e per essere stata Università demaniale. Il centro storico è ricco di architetture e opere d'arte, fra cui la Torre Civica, il Palazzo San Severino, sontuosa reggia dei Principi di Bisignano, il Convento dei Cappuccini, che conserva un prezioso coro ligneo ed il Santuario del Beato Angelo, elevato alla dignità e titolo di Basilica Minore, perché custodisce l'urna cineraria del Beato Angelo di Acri.
Il sentiero si immerge subito nel verde dei pini, frammentato da querce, castagni ed alberi da frutto. Procedendo in discesa verso il fiume Mucone, fino alla destra del Ponte Vecchio, dove un ponte di legno permette l'attraversamento del corso d'acqua, è possibile rifornirsi d'acqua per la presenza di una sorgente che sgorga dalla parete rocciosa. Tutt'intorno si possono notare ruderi di case abbandonate, vitigni con gelsi ed alberi da frutto. Subito dopo il ponte il sentiero si inerpica sul Vallone Melaina dove è possibile ammirare una pianta di noce di notevoli dimensioni. Lungo questo tratto del percorso si incontra un'area pic-nic, con rifugio, realizzata dal Corpo Forestale dello Stato. L'ultima parte del percorso si affaccia sulle gole del fiume Mucone, attraversando la Masseria Cosentino e dirigendosi verso la frazione Lagarò di Lupinacci, da dove è possibile raggiungere Camigliatello e Rose. In località Lupinacci si trovano i resti di un'antica casa colonica fortificata, con essenze vegetali di alto pregio. Intorno al rudere sono ora sorte molte fattorie che producono carne e ortaggi. Le gole del Mucone ospitano ancora il cinghiale allo stato selvatico.

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Fiume Neto - Macchia di Pietro

Il sentiero che inizia dai ruderi della Caserma Forestale "Val di Neto", si raggiunge imboccando la strada che da Croce di Magara porta a Germano. Il percorso utilizza mulattiere e vecchie piste forestali, usate un tempo per il trasporto del legname. In questo primo tratto il percorso costeggia il fiume Neto. Questo corso d'acqua, il principale dell'altopiano silano, nasce da Monte Sorbello, attraversa la Valle di Fallistro, si immette nel lago di Aria Macina, passa sotto l'abitato di San Giovanni in Fiore, per poi sfociare nel Mare Ionio, dopo aver ricevuto le acque dei suoi affluenti, il Garga, il Righio, l'Arvo, l'Ampollino, il Lese, il Vitravo.
Il sentiero sale attraverso un bosco di pino laricio con qualche faggio e ontano nero, fino a giungere in una radura dove si trovano meli selvatici. Si prende poi la via del bosco e si scende, in maniera abbastanza ripida, fino al torrente Macchia di Pietro, dove ha termine il pecorso. Il sentiero riveste grande importanza naturalistica perché è possibile incontrare alcuni esemplari tipici della fauna dall'altopiano silano, dallo scoiattolo nero al gatto selvatico, alle lepre ecc. A breve distanza dalla partenza, il sentiero passa dalla zona dove un tempo era attiva la Colonia estiva Don Bosco di cui ora si possono osservare i ruderi. Detto sentiero ricade nel Parco Nazionale della Calabria.

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Camigliatello - Croce di Magara

Il sentiero parte da Camigliatello Silano, noto centro turistico nel Comune di Spezzano della Sila, rinomata stazione invernale con impianti di risalita e piste da sci, realizzati dall'ARSSA (ex ESAC) in località Tasso; numerosi gli alberghi, i ristoranti, i negozi di artigianato locale e di prodotti alimentari tipici. E' sul tragitto della ferrovia a scartamento ridotto, Cosenza - San Giovanni in Fiore, linea panoramica e suggestiva, che potrebbe rappresentare, se opportunamente gestita, un elemento di grande importanza per lo sviluppo turistico dell'altopiano.
Da visitare la chiesa dei Padri Cappuccini, dove si può ammirare il Mosaico realizzato da padre Ugolino da Belluno, raffigurante la Vergine; l'opera è costituita da tessere di smalto ed oro e da un numero enorme di marmi policromi tracciati a mano. Il sentiero si inoltra nel primo tratto in direzione sud, nel bosco di pini, con sottobosco di felci tra le quali si possono trovare funghi; nel secondo tratto, superato il crinale, si dirige verso Croce di Magara (Spezzano Sila), villaggio nato negli anni '50 in seguito alla Riforma Fondiaria. E' sede di un importante stabilimento caseario che produce latticini tipici dell'altopiano silano (mozzarelle, caciocavallo, butirri, bocconcini alla panna). Da questa località, attraverso una strada asfaltata è possibile raggiungere la zona di Fallistro, "Riserva Naturale Guidata Biogenetica" istituita con D.M. 426 del 21.07.1987. Situata in leggero pendio, l'area si sviluppa su 5,44 ettari ad una quota media di circa 1420 mt. s.l.m.. La vegetazione è formata in prevalenza da pino laricio e qualche esemplare di pioppo tremolo, faggio e acero. La pineta nasce attorno agli anni 1620-1650 per rispondere alle esigenze del proprietario del terreno il quale, dopo avere costruito una filanda e una casa, aveva in mente di costruire ricoveri protetti dai pini. La riserva è costituita da 56 piante numerate e classificate di pino laricio con diametro che va da 80 a 180 cm e altezza che varia dal 30 al 40 mt. coetanei dei "Giganti" sono 7 aceri di monte, nati ai piedi della riserva.

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San Sosti - Varco del Palombaro

Si parte dal ponte sul fiume Rosa a quota 350 s.l.m., poco sotto il Santuario della Madonna del Pettoruto. Per un primo tratto di circa 1 km il sentiero è percorribile anche in auto su di una pista in terra battuta; il resto è percorribile solo a piedi. Lungo il percorso, che incrocia più volte il fiume Rosa, si incontrano numerose sorgenti, tra cui la sorgente Pisciuttoli e La Fontana dei Cacciatori. Lungo il sentiero che attraversa boschi di castagni e faggi, il fiume Rosa incrocia il torrente Savuco ed il torrente Pellegrino. Dopo 500 mt. circa dalla Fontana dei Cacciatori si arriva in località Capo Rosa dove nasce l'omonimo fiume a quota 950 s.l.m.; nella zona, fino a circa 30 anni fa, esistevano numerosi insediamenti rurali.
Continuando si giunge al Passo del Palombaro che segna la fine del sentiero a quota 1000 s.l.m.. In tale località si incontrano i confini di quattro Comuni: San Sosti, Grisolia, Mottafollone e Buonvicino. Da qui è possibile raggiungere l'abitato di Grisolia ubicato a 12 km circa e sito sulle falde pedemontane della costa tirrenica. A poco più di 2 km dal ponte sul fiume Rosa è possibile visitare il Santuario della Madonna del Pettoruto, sito a quota 535 s.l.m.; edificio eretto nel 1274 ad iniziativa dell'Abbazia di Acquaformosa e successivamente ampliato, venne distrutto dal terremoto nel 1783 e ricostruito nel 1834. Nel 1917 il Santuario venne ristrutturato e completato con una bellissima facciata. Poco distante dal Santuario della Madonna del Pettoruto esistono gli scavi archeologici di Artemisia che portarono alla luce numerosi reperti tra cui "L'ascia votiva" attualmente conservata al Brithish Museum di Londra. Il 18 settembre di ogni anno un pellegrinaggio in onore di San Ciriaco attraversa il sentiero per raggiugere Buonvicino. Il paese di San Sosti, di origine greco-bizantina, ha ottenuto l'autonomia amministrativa nel 1816 in quanto prima era frazione di Mottafollone.

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